sabato 2 giugno 2012

IN AEROPORTO

Non ci posso fare niente è più forte di me: quando arrivo in aeroporto indago sulla vita di chi attende di imbarcarsi. Oggi c'è una scolaresca che va in gita a Valencia, sono in undici, tutti alti uguali ed una mi sembra la professoressa. Solo dopo mi accorgo che c'è anche un maschio nel gruppo, diciamo che non si notava. La fantasia corre ancora di più quando osservi solo con gli occhi. Solitamente ascolto la mia musica preferita con le cuffiette inner dell'iphone. E' una selezione che non mi fa addormentare, utile in viaggio e lì c'è tutta la mia vita, attraverso i ricordi canori. Tutti i ragazzi hanno un trolley, ognuno con un colore diverso ma medesima è la dimensione, perchè essendo un volo low cost della Ryanair, si sa, le regole sono ferree. Non so da dove arrivano ma in questo gioco non è importante, lo posso decidere io: Pontedera, in provincia di Pisa. Il ragazzo è conteso da quattro ragazze, classico per un gay. Tutte parlano con lui e, a dire la verità, non è nemmeno un tipo poi così eccentrico, a parte la tracolla di Gucci, una voluminosa sciarpa di cotone nera al collo e l'iphone. D'accordo cercherò di evitare i luoghi comuni! Scorgo altri due ragazzi, che si sono aggiunti alla scolaresca, sono taciturni, se ne stanno in disparte, anche loro con il trolley. Deduco che siano del gruppo, perchè sono andati in fila con gli altri ma non hanno ancora scambiato parola con nessuno. E' il festival delle scarpe da ginnastica: 40% Adidas, qualche Nike e nessuna infradito. Del resto siamo solo a maggio. Saranno di un liceo o di una scuola di moda, vista la grande affluenza di ragazze. Sono spensierati, sorridono, storie e caratteri diversi che si incontrano/scontrano a scuola. La gita è quasi come una convivenza: quattro, cinque giorni sempre insieme tra musei, ristoranti ed hotel. Si collezionano litigi ed unioni che potranno diventare indissolubili nel tempo. Eccola, è passata la valigia della Eastpak, che mi sarei comprato anch'io. Solo il colore e la fantasia, alla fine, mi hanno fatto desistere ma ormai se una cosa la voglio, alla fine sarà mia. Del resto sono le piccole cose che ti fanno stare bene. Non dico mai la parola "felice", perchè è un po' come la parola "amore", è indefinita, non sai mai com'è. Pensi di averla vissuta una volta, o forse tante volte, ma siccome non c'è un posto dove poterla confrontare, non si sa com'è davvero. Cioè un metro di stoffa sai quant'è: prendi un metro e la misuri. Se poi vuoi essere davvero preciso vai in Francia a Sévres, dove è custodito il "metro campione" e così sei tranquillo.

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